Studio di Architettura

adHoc laboratorio di idee

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.... progettazione psicosotenibile

Come architetto, e ancor prima come giovane studentessa sensibile alla potenza comunicativa, ed evocativa, dell’architettura, interessata da sempre al ruolo psicologico, e più profondamente ed ostentatamente sociale, delle forme e degli spazi, ho intrapreso da diversi anni un percorso personale di ricerca in questa direzione, avendo anche intrapreso un percorso di ricerca all’interno di una scuola di specializzazione in Psicoterapia. Per me il processo progettuale parte da quella che ho definito Anamnesi spaziale, per giungere ad un prodotto che riesca ad essere psico-sostenibile. Rispetto alla mia personale formazione professionale, la mia convinzione di progettista è di comprendere il rapporto tra l’utente finale e lo spazio che mi si chiede di progettare, giungendo ad un prodotto che nelle sue proporzioni sarà il più idoneo a quello specifico utente. Qualsiasi progettista instaura con la misura e la proporzione un rapporto psicologico, la misura diventa modulo stesso del rapporto tra l’uomo e l’oggetto da vivere, e compito del progettista è scovare la natura di quel rapporto e di quella misura.

Caso delicato, in tale ottica diventa la progettazione del residenziale, per la quale parto, da una serie di colloqui con la futura utenza, ovvero il cliente. Partendo dall’anamnesi spaziale l’obiettivo è quello di procedere, con la cura di un sarto, secondo un percorso che porti ad un prodotto idoneo, cucito addosso a chi dovrà abitarlo. La casa, che per antonomasia è vista come ricovero e protezione, non può rispondere allo stesso modo alle esigenze di persone differenti tra loro, si pensi a quanto diversa possa essere l’idea di abitazione per un giapponese o un siciliano, ma anche per un olandese ed un francese. Retaggi culturali, contesto sociale, istruzione, esperienze, emozioni, sensibilità, fanno di ogni uomo qualcosa di unico, da questa unicità scaturiscono esigenze peculiari che vanno indagate perché ogni cliente possa permettersi di abitare nella casa che sia per se psicosostenibile, condizione che può essere raggiunta solo se il cliente si lascia guidare evitando di inciampare nelle errate convinzioni di ciò che lo fa stare bene.

Le case singole, i villaggi, le città sono opere dell’edificare che radunano all’interno e all’intorno il molteplice in “inter”. Le cose edificate avvicinano all’uomo la terra come paesaggio abitato e allo stesso tempo collocano sotto la volta del cielo l’intimità dell’abitare insieme.

(Heidegger)

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Diagnostica e Progettazione a 360°

Lo studio offre diversi servizi dalla diagnostica alla progettazione. L’arch. D’Angelo Rossella è operatore termografico certificato di primo e secondo livello, modellatore certificato BIM con modulo Revit 2012 e renderista cerificato Maxwell Render.

In occasione dell’evento nazionale “Studi Aperti” lo studio di architettura adHoc laboratorio di idee di Rossella D’Angelo ha organizzato un vernissage, all’interno del quale è stato inaugurato lo studio con sede a Leonforte, a tema “Percorso di sensibilizzazione alla psicosostenibilità: Tutto è più della somma delle parti” all’interno del quale ha presentato un punto di osservazione rispetto al ruolo psicologico dell’architetto come dell’orafo, con la realizzazione di una piccola installazione a quattro mani, con la stilista di gioielli Giuliana Di Franco. L’installazione ha avuto il ruolo di esplicitare il senso della “misura” e della proporzione, nella grande come nella piccola scala, quale tassello fondamentale per il raggiungimento del benessere psico fisico di chi indossa il gioiello o di chi vive l’architettura. Infatti, attraverso gli strumenti di misurazione l’orafo e l’architetto impostano i canoni, di canoviana memoria, che permettono all’individuo di vivere bene la propria condizione di fruitore. Il senso del rapporto e della proporzione fra noi e ciò che ci circonda non è infatti una condizione standardizzata, ma frutto della personale capacità di percepire gli oggetti e lo spazio. La profondità, le cavità, il buio, la luce, il colore, la simbologia, lo spazio, le dimensioni, il riflesso, l’omogeneità, la rugosità, il calore dei materiali, la fluidità o la rigidezza delle forme, sono peculiarità degli oggetti, piccoli o grandi che siano, che ci permettono di rapportarci con esso, e nella natura del rapporto tra il fruitore e il gioiello o l’architettura sta il senso di benessere che poteva derivarne. Da questi spunti comincia il viaggio del progetto, e la ricerca del “bello”, che nel caso dell’orefice si estrinseca nella scelta del gioiello che lo fa stare bene all’interno di una gamma di possibilità offertegli; nel caso dell’architetto invece il processo diventa più complesso, poiché il fruitore dell’oggetto finale non viene messo in condizione di poter scegliere quello che lo fa stare bene, ma è compito dell’architetto trovare quella “misura” tale da trasmettere benessere, o qualsiasi altra sensazione (come ad esempio il panico e lo smarrimento suggeriti dalle “architetture” berlinesi: Holocaust-Mahnmal di Peter Eisenman e il Jüdisches Museum Berlin di Daniel Libeskind). Il tema si collega infatti alla scuola Gestaltica di Psicoterapia, presso la quale l’arch. Rossella D’Angelo ha fatto ricerca sulla percezione dello spazio e delle forme, sviluppando proprie teorie sull’approccio progettuale alla scala architettonica e urbana, e sui risvolti psicologici e sociali.